di Maurizio Maria Taormina
Una strada non inizia e non finisce; segna, come testimone muto e interessato, il trascorrere di uomini, merci e tempo. Dove tutto lascia un segno per strada. Un segno per chi vuole fermarsi e ascoltare le memorie dei luoghi che attraversa.
Come la Via Marecchiese. Una strada, che scivola insieme al fiume Marecchia, dalle cime toscane e umbre, tra castelli torreggianti, pievi e cattedrali, uomini e mandrie, ricchezze e povertà, guerre e saccheggi, arte e cristianità. Scorre come guida illustrata, illuminata dai colori rosseggianti di tramonti e albe senza fiato, della storia di quell’Italia, poi diventata bella. Storie cariche di avvenimenti e personaggi che guardiamo ancora con stupore e che qui fondevano azioni con pensieri, strategie con alleanze e guerre, sposalizi con crudeli assassini, religiosità profonda con arte e cultura. Storie di uomini e donne ricchi e famosi, ma anche personaggi umili, altrettanto famosi e venerati, che hanno lasciato, un segno ancora vivo.
Una strada lunga un Racconto
Scegliamo risalire il fiume-strada partendo da Rimini e dirigere il nostro passo verso Sansepolcro che si allarga sulla piana dopo il passo di Viamaggio.
Ci lasciamo alle spalle la chiassosa e ricca Riviera di Fellini, del liscio e di Casadei, delle spiagge brulicanti e delle notti dei piaceri danzanti. Per i più sarà una sorpresa, un itinerario insolito, sconosciuto.
Come da Rimini andar su per colline, valli, fiumi e montagne? Ma Rimini non è solo riviera, sabbia, ombrelloni, caos e divertimento? Certo lo è, ma prima ancora è stata storia, arte, cultura e poi anche divertimento. Aspetto spesso ignoto a chi vi passa in fretta, senza accorgersi che tra le vie cittadine incontra, ma non (ri)conosce, il mirabile “manifesto” dell’architettura del Rinascimento italiano che è il Tempio Malatestiano, opera “maestra” di Leon Battista Alberti.
Allora sì, incamminiamoci, se si vuole gustare un’atmosfera unica carica di colori e di profumi: scorci di fiume, osterie fumanti, odor di piada e arrosti finocchiati, tagliatelle e ragù, vini visciolati e pecorini infossati, castelli e santuari che, arrampicati sui sassi alti adagiati sul fiume e dalla natura bizzarra, sembrano fatti per richiamare pellegrini e cavalieri a difesa della valle.
Un paesaggio di cui si erano già accorti i grandi artisti e pittori del Rinascimento. Viaggiare dentro i quadri di Piero della Francesca, o gli sfondi di Leonardo, è come aprire una finestra ricca e attenta sull’anima della Valmarecchia.
Passiamo veloci sotto Verucchio, la rocca che vide nascere la Signoria dei Malatesta, quella di Sigismondo e Isotta, di Paolo e Francesca, cantati da Dante come amorevoli lussuriosi. Sulla destra scorgiamo pievi e porte di Santarcangelo, ricca e contadina, dove ebbero i natali Raffaello Baldini, Tonino Guerra e tutti i poeti de “E’ circal de’ giudéizi” (Il circolo della saggezza) che sarebbe poca cosa definire romagnoli e dialettali, e proseguiamo sotto i macigni di San Marino e San Leo. Tornano i “santi costruttori”, Marino e Leone, scalpellini dalmati chiamati, dopo le persecuzioni dei Cristiani, a ricostruire Rimini con la loro arte di taglia pietre, e diventati poi incisori d’anima, vescovo e diacono, infine Santi.
Fuggiamo dalla possente fortezza di San Leo, prodigio dell’architettura militare di Francesco di Giorgio Martini e luogo della pena e morte dell’avventuriero ed eretico Cagliostro tanto ammirato e reclamato, quanto insidioso per principi e cortigiane. È il Montefeltro di duchi, condottieri, mercanti, frati santi, poeti e papi.
Pennabilli, luogo dell’anima di Tonino Guerra
Voliamo sulla strada fiume e ci fermiamo facendo finta di non avere nulla intorno, per concentrare attenzione e ascolto, che viene dalla valle e dalla via, su Pennabilli, luogo dell’anima eletto a tempio, laico e diffuso, dei pensieri da Tonino Guerra.
Penna e Billi, cime bruciate dal sole estivo e dal gelo invernale e da rivalità antiche, poi saldate e dimenticate in una piazza costruita a formare un paese nuovo: un paese con due cime e due castelli, come un bizzarro cavallo a due teste, con la sella nella piazza a guidare e dirigere i viaggiatori dell’anima.
E, in effetti, non si sa se i pensieri di Tonino Guerra abbiano influenzato i luoghi e lo spirito di Pennabilli, o se gli stessi abbiano trovato forma e figura attraverso i pensieri di Tonino.
Giunti a Pennabilli, bisogna scegliere di perdersi, seguire l’anima e i “pensieri”: i propri e quelli suggeriti dalle memorie in forma di targa e dalle opere create dal Maestro. Scivolare sotto i portici del Palazzo della Ragione e infilare il cancello (mai chiuso) dell’Orto dei frutti dimenticati per iniziare il viaggio nel mondo di Tonino, fatto di sapienza contadina, poesia, creazioni fantastiche di legni recuperati e ceramiche brillanti di colori.
L’Orto dei frutti dimenticati, vera consacrazione della memoria della natura, educata nei secoli dalla civiltà contadina della valle, con frutti e profumi spesso scomparsi dai giardini e soprattutto dalle tavole, un percorso ricco di installazioni artistiche di Tonino, dove trovano Rifugio le Madonne abbandonate, una raccolta di Madonne in terracotta e ceramica dipinte da artisti, con l’Arco delle favole per gli occhi dell’infanzia (opera del maestro artista ceramista Giò Urbinati) e la Voce della foglia (fontana in legno a forma di foglia di quercia) tra ritrovati alberi di gelsi antichi e pere volpine. Poi si scende giù per l’orto per ritrovare, al pomeriggio, la poesia del tempo, suggellata dall’incontro, inatteso, tra Federico e Giulietta. Fellini e la Masina, sposi nella vita, bronzei colombi per lo scultore polacco Krysztof Bednarsky, ombre eterne sulla pietra fondale, magicamente profili dei due grandi del cinema e amici di Guerra.
Abbandonarsi alle sollecitazioni dell’anima, per poi risalire dalla piazza, e lasciarsi accompagnare dal tempo immobile della strada delle meridiane, e qui le sorprese non cessano. Piccoli negozi, ricolmi e traboccanti di oggetti, stampe e disegni creati dalla fantasia e l’opera di Tonino Guerra, uomo, poeta, sceneggiatore di più di 100 film e grandi capolavori, che a guardare bene portano le tracce di questi luoghi.
E ancora, la casa natale di Padre Orazio Olivieri partito per evangelizzare il Tibet e costruttore di ponti di pace nel lontano ‘700, tuttora ricordato, nella memoria dei tibetani, omaggiato con doni speciali e la visita del Dalai Lama, Sua Santità Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama del Tibet e premio Nobel per la pace, che qui ha piantato un gelso e donato le campane della pace.
Infine, forse la più graffiante delle opere volute dal Maestro, il Santuario dei Pensieri, sette steli, come specchi opachi dei nostri pensieri, pavesati tra i muri di una casa abbandonata, in un guscio di pietre a secco. Il maestro ci invita a restare soli e meditabondi sinceri, davanti lo spettacolo incantato della valle che fa da teatro e cornice a tutto. Sì, perché è la natura, selvaggia ed educata, contadina e urbana, dalle forme sempre gentili e belle come richiama il maestro nella sua casa museo (da non perdere), sede dell’associazione a suo nome, che fa da cornice a tutta la sua opera.
Pennabilli, Valmarecchia geografica e Montefeltro storico, “Panta Rhei” del Maestro, che con 7 luoghi dell’anima richiama costantemente la nostra attenzione, grida il bisogno di circondarsi di bellezza. Sette graffi dell’anima, sette urli cui fanno eco una valle ricca di graffi, pietre, sassi, castelli, storie, poesie.
Urli che chiedono di fermarci, riprendere la passione e costruire bellezza. Sui muri della casa del Maestro due frasi appese per i visitatori attenti, ci fanno percepire quanto siamo piccoli, e non soli, nella valle del mondo: “Bisogna creare luoghi per fermare la nostra fretta e aspettare l’anima”. Qui il maestro si è fermato anche per noi e ci sussurra: “La mia casa è così in alto, che mi sembra di sentire tossire Dio”. Chi giunge a Pennabilli, smettendo la fretta e lasciandosi trasportare dall’anima, sentirà, anch’egli, la tosse di Dio.
L’autore: Maurizio Maria Taormina è nato a Palermo ma, dopo aver studiato a Firenze e girato il mondo per lavoro, si è stabilito a Rimini. Dirige una startup innovativa e inventa nuove tecnologie nel campo IoT. Grazie all’incarico assunto in passato di vice presidente della provincia di Rimini ha conosciuto ogni angolo e persona del territorio. Scrive molto, ma spesso per sé: «Diciamo, ovviamente con le dovute misure e il debito rispetto, che mi sento in quella condizione che Gadda dichiarava per se stesso: “Ingegnere per forza”, alludendo alla sua irrefrenabile voglia di dedicarsi alla scrittura in modo esclusivo».
Il Museo “Il mondo di Tonino Guerra” a Pennabilli (via dei Pensieri Sospesi 1, ingresso libero) è aperto il sabato e la domenica negli orari 10-12.30 e 15-17.30.
Per informazioni: museoiluoghidellanima.it; pennabilliturismo.it
La foto del museo pubblicata nell’articolo, si riferisce “Il mondo di Tonino Guerra” a Pennabilli Via dei Pensieri sospesi,1 aperto sabato e domenica 10/,12,30 – 15/17,30 ingresso libero,
Grazie mille per la precisazione! Ho corretto le informazioni!