Itinerario

  • Lungarno delle Grazie;
  • Basilica di Santa Croce;
  • Piazza Santissima Annunziata;
  • Piazza della Signoria;
  • Colline di Fiesole.

Grande classico della letteratura inglese, Camera con vista (A Room with a View) è uno dei romanzi più famosi di Edward Morgan Forster ed è ambientato a Firenze, a cavallo tra Otto e Novecento, forse idealmente nel 1901, anno in cui lo scrittore arrivò a Firenze come turista e vi soggiornò per qualche mese.

Molti avranno scolpite nella mente la raffinata trasposizione cinematografica di James Ivory, del 1986, con Helena Bonham Carter e Julian Sands nei panni dei due protagonisti (che nel 2016 sono tornati a Firenze per festeggiare i 30 anni dall’uscita del film!), e le indimenticabili note di O mio babbino caro, dal Gianni Schicchi di Puccini, che aprono la sequenza iniziale e che nell’immaginario collettivo degli inglesi sono indissolubilmente legate al nostro paese.

Ma com’era la Firenze che attirava così tanti stranieri in quegli anni ed è possibile oggi ritrovare i luoghi che fanno da sfondo alla storia dei due protagonisti del romanzo?

Innanzitutto: la pensione Bertolini la cui camera, con vista, fa da protagonista al film. Anche se molti avranno sperato di poter alloggiare nella stessa stanza, lo diciamo subito: purtroppo la pensione Bertolini non esiste. L’albergo in cui soggiornò lo scrittore dev’essere stato molto simile a quello poi descritto nel romanzo, ma si trovava sul lungarno delle Grazie, mentre le scene del film furono girate nell’attuale Hotel degli Orafi, proprio sopra Ponte Vecchio. Attenzione però: la famosa “camera con vista” da cui si affaccia Lucy nel film è in realtà sull’altra sponda dell’Arno! Infatti si vedono molto bene il Duomo e Palazzo Vecchio. E no, non vi si può accedere perché è una residenza privata.

Svanito il sogno di poter rivivere la scena clou del film, possiamo però visitare tutta un’altra serie di luoghi iconici, resi sia nel romanzo che nella pellicola cinematografica.

Edward Morgan Forster, come tutti gli stranieri innamorati di Firenze, aveva visitato le principali attrazioni della città, immancabilmente segnate nel Baedeker, la guida-bussola che si portavano appresso tutti i turisti inglesi. Lucy non è da meno ed è presumibile pensare che il suo itinerario per Firenze ripercorra un po’ quello fatto dallo scrittore.

Per esempio, dopo una stancante passeggiata con l’eccentrica Miss Lavish (nel film interpretata da Judi Dench), Lucy si ritrova sola e sperduta nell’immensa basilica di Santa Croce, il tempio dell'”itale glorie”, per dirla alla Foscolo nei Sepolcri. Qui si aggira tra le imponenti navate, osservando le sculture dei monumenti dedicati a Dante, Michelangelo, Galileo, Machiavelli, Rossini.

Poi [Lucy] si mise ad osservare i turisti: avevano il naso rosso come la copertina del Baedeker, tant’era fredda Santa Croce.

Basilica di Santa Croce ©turismoletterario.com

Finché ad un tratto si imbatte in George Emerson e suo padre, considerati un po’ bislacchi da tutta la compagine inglese alloggiata presso la Pensione Bartolini. Tuttavia i due cattureranno l’attenzione di Lucy proprio per la loro anticonvenzionalità. Siamo solo all’inizio di questa fugace frequentazione fiorentina, ma alla fine saranno proprio la sensibilità e la spontaneità del giovane Emerson che faranno breccia nel cuore di Lucy, in fuga da una società inglese, quella del periodo edoardiano, così ipocrita e soffocante. Specie per una donna.

Accompagnata da Miss Lavish, Lucy aveva avuto un assaggio dell’arte fiorentina passeggiando per le strade. Aveva potuto ammirare i tondi dei Della Robbia che decorano lo Spedale degli Innocenti in piazza Santissima Annunziata; aveva respirato la secolarità delle anguste stradine medievali, “né spaziose né pittoresche”, anzi cupe e quasi opprimenti nel loro “grigio-marrone”; aveva assorbito gli odori e i rumori della città, dal profumo di castagnaccio venduto per strada al rigurgito dell’Arno ruggente:

Quella mattina il fiume era un leone, per forza, voce e colore.

I tondi dei Della Robbia sullo Spedale degli Innocenti, piazza SS. Annunziata © Wikicommons

Ma nell’itinerario fiorentino di Lucy c’è soprattutto un luogo che innesca un fondamentale processo per l’acquisizione di consapevolezza di sé, per liberarsi dal giogo – il ruolo di moglie deferente e condiscendente – a cui è destinata al ritorno in Inghilterra. Piazza della Signoria.

È qui infatti che si perde in contemplazione delle statue dalla Loggia dei Lanzi, rapita da tanta perfezione artistica, e dall’antichissima Torre di Arnolfo, che svetta sul Palazzo Vecchio:

Fissò con gli occhi pieni di quel desiderio la torre del palazzo, che spuntava dall’oscurità sottostante come una colonna di oro ruvido. Non sembrava più una torre, non sembrava più sostenuta dalla terra: era come un tesoro irraggiungibile che pulsava nel cielo tranquillo. Il suo splendore ipnotizzò Lucy, è l’immagine continuò a danzarle davanti agli occhi anche quando li riabbassò per avviarsi verso casa.
Poi accadde davvero qualcosa.

Piazza della Signoria © Pixabay

Ma in Piazza della Signoria Lucy entra anche in contatto con la violenza e brutalità della vita, rappresentata dall’accoltellamento di un uomo in pieno giorno a seguito di una lite.

Lucy alla vista del sangue, sviene. A soccorrerla arriva George Emerson che, come ahimé succede solo nei romanzi, passava proprio di lì in quel preciso momento.

Tuttavia le circostanze si trasformano in qualcosa di più di una semplice coincidenza galeotta. L’aver vissuto quella esperienza sconvolgente insieme innesca un processo di cambiamento, li fa crescere e vedere la vita con nuovi occhi.

Non era solo il fatto che un uomo fosse morto. Qualcos’altro era successo ai vivi: erano arrivati al punto in cui si rivelano i caratteri, in cui l’Infanzia imbocca i sentieri divergenti della Giovinezza.

Lucy però è costretta a lasciare Firenze perché la sua tutrice inizia a preoccuparsi che le cattive influenze portino alla deriva morale della fanciulla. Ma prima non manca un’escursione sulle colline di Fiesole a cui prende parte tutto il gruppetto degli inglesi alloggiati alla pensione Bartolini (tra cui, ovviamente, anche George Emerson) che si intrattengono con qualche pettegolezzo d’oltremanica, pregiudizi da inglesi altolocati e approssimative considerazioni sugli artisti rinascimentali che si compiacciono di snocciolare.

Dalle colline fiesolane si gode una vista incomparabile sulla città, cosa che gli inglesi a Firenze conoscevano bene, visto che i più danarosi acquistavano le ville proprio sui colli fiorentini, un po’ per sfuggire all’arsura della città, un po’ perché anche l’occhio vuole la sua parte.

Ottanta chilometri di primavera, e siamo venuti fin quassù per ammirarla.

Firenze da Fiesole © Wikicommons

Ciò che succede a Lucy sui colli fiesolani però non fa che affrettare il suo ritorno in Inghilterra, lasciando Firenze un po’ confusa e sotto sotto a malincuore. Nel Surrey riprende la sua vita da ordinaria fanciulla dell’alta società e accetterà il fidanzamento con l’erudito e algido Cecil Vyse.

Ma da questo punto in poi noi lettori non possiamo fare a meno di chiederci: tornerà o non tornerà Lucy a Firenze? Troverà un seguito quel cambiamento innescato nella città del Giglio oppure era solo una fiammella che si è spenta alla prima pioggerellina inglese? Che ne è stato di George e di quel soggiorno fiorentino che forse rimarrà solo un cristallizzato ricordo? La risposta è nelle ultime pagine del libro.

Il libro

Camera con vista
Luogo: Firenze, Surrey (Inghilterra)
Titolo: Camera con vista
Autore: Edward Morgan Forster
Editore/Anno: Vari, 1908 (1° pubblicazione)
Genere: Narrativa

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