La casa che Alexandre Dumas si fece costruire su una collina con vista Senna, poco fuori Parigi, si materializza tra i boschi come un castello fiabesco.
All’apice del successo dopo la pubblicazione di Tre moschettieri, Il conte di Montecristo e La regina Margot, usciti a puntate a partire dal 1844, Dumas oltre che molto famoso era diventato anche molto ricco.
Durante un’escursione fuori città era rimasto ammaliato dalle colline ricoperte di vigneti a Le Port-Marly, località a ovest di Parigi, appena sopra un’ansa della Senna. Decise di acquistare qui il terreno di 9 ettari che accoglierà la casa – o meglio – il castello che aveva sempre sognato. Convocò l’architetto Hippolyte Durand (diverrà celebre anni dopo per la cattedrale di Lourdes) e gli chiese un edificio in stile neorinascimentale con prospiciente un palazzetto in stile neogotico; il tutto immerso in un parco in stile inglese con laghetti, sentieri, cascatelle. L’architetto gli fece notare che il terreno era tufaceo e gli edifici sarebbero potuti crollare.
“Monsieur Durand, lei scaverà nel tufo fino a trovare il terreno buono e costruirà due livelli di scantinati” gli rispose Dumas.
Al che l’architetto replicò: “Ma le costerà diverse centinaia di migliaia di franchi!”
“Lo voglio ben sperare!”1
Con questo spirito prodigo e magniloquente, Dumas si cimenta nell’impresa. Fa ornare l’esterno del palazzo con i ritratti degli scrittori amati (Dante, Shakespeare, Cervantes, Goethe, Byron…), il monogramma “AD” e il suo personalissimo motto “J’aime qui m’aime”. Nelle stanze piene di luce dispone arredi sontuosi, vetrate colorate e un esotico salone moresco. Poi sceglie il nome “Château de Monte-Cristo” ispirandosi al suo romanzo più famoso. E infatti l’edificio ricorda il palazzo delle Mille e una notte che aveva fatto costruire il ricchissimo Edmond Dantès dopo aver trovato il suo tesoro. Al pari di Edmond, anche Alexandre Dumas non era privo di eccesso e megalomania, ma anche voglia di riscatto: quella di un uomo di modesta condizione che per tutta la vita aveva subìto insulti razzisti perché mulatto (la nonna era una schiava di etnia africana originaria di Haiti). Il castello però era anche una celebrazione della vita, come la intendeva lui: intensa, piena di viaggi, cibo, piaceri (nel suo caso, soprattutto donne).
Lo scrittore lo inaugurò il 25 luglio 1847 con una festa in grande stile. Sembra che avesse mandato solo 50 inviti. Si presentarono in 600.2
Sei mesi dopo Dumas era in bancarotta. Il Théâtre-Historique che aveva inaugurato a Parigi nel febbraio 1847 fallì lasciandolo pieno di debiti e l’anno dopo fu costretto a vendere tutto. Il 22 marzo 1849 firmò l’atto di vendita per la modesta somma di 31.000 franchi, a fronte di centinaia di migliaia che aveva speso per acquistare e edificare la proprietà. Riuscì a tenere il castello grazie a un prestanome fino al 1851 poi, inseguito dai creditori, lasciò la Francia dando inizio una vita raminga per l’Europa fino alla morte nel 1870.
Nel frattempo la proprietà andò in rovina. Il castello, sogno megalomane ma anche fantasia romantica prodotta da una fervida immaginazione, stava per essere demolito nel 1969 per far posto a 400 appartamenti.
Grazie all’interesse di tanti appassionati furono fondati due enti (la Société des amis d’Alexandre Dumas e il Syndicat intercommunal de Monte-Cristo) che salvarono il castello nel 1972: l’edificio fu restaurato e riarredato; il salone moresco fu finanziato dal re Hasan II del Marocco. Nel 1975 fu iscritto tra i Monumenti storici di Francia e nel 1994 aperto al pubblico.
Gli interni
Per farsi costruire lo Château de Monte-Cristo Alexandre Dumas non badò a spese. Il castello, dislocato su tre piani, è una celebrazione del suo successo e del riscatto sociale. Le stanze ampie, luminose e decorate con vetrate colorate, riflettevano negli arredi sontuosi le sue passioni: i viaggi e la cucina. Al primo piano infatti si trova l’elegante sala da pranzo che per Dumas, buongustaio ed egli stesso cuoco provetto, era di grande importanza per ricevere ospiti e dar prova della sua abilità in cucina. Ma è al secondo piano la sala che spicca più di ogni altra: il salone moresco.
Durante un viaggio nel 1845 nel Maghreb, Dumas si innamora del mausoleo che si sta costruendo per il Bey di Tunisi e così porta con sé in Francia alcuni artisti per riprodurre gli stessi stucchi. Il risultato è una sospensione del tempo, una sala quasi magica che incanta con le sue finissime decorazioni di arabeschi e motivi floreali. È l’emblema della fascinazione per il mitico Oriente che si avverte anche tra le pagine del Conte di Montecristo nei frequenti richiami alle Mille e una notte. Era questo uno dei libri su cui Dumas fantasticava da ragazzo e su cui si era formato avendo dovuto abbandonare il collegio a 11 anni per lavorare nella locanda del nonno e poi come copista del Duca d’Orléans.
L’allestimento attuale del castello non è esattamente come all’epoca, perché non si hanno illustrazioni né descrizioni degli interni originari, ma è una ricostruzione basata sull’inventario degli arredi al momento della vendita. Mobili originari ce ne sono pochi, tra cui una sedia imbottita su cui lo scrittore sedeva per lavorare. Al piano terra e al primo piano la mostra cerca di riprodurre le stanze del tempo ed è corredata da pannelli esplicativi che affrontano vari aspetti della vita di Dumas, tra cui la sua vita sentimentale, la sua sconfinata produzione letteraria, le sue audaci attività imprenditoriali come il teatro e i giornali che fondò. Al terzo piano è ospitata invece una mostra temporanea d’arte contemporanea.
Il parco e il Castello d’If
All’architetto Durand, Alexandre Dumas aveva chiesto di progettare intorno al castello un parco in stile inglese, con fontane, giardini e specie selezionate di alberi (larici, abeti, querce, betulle, carpini, tigli…). In un piccolo spiazzo riparato dalle fronde boscose fece realizzare un laghetto che chiamò “Giardino di Haydée”, ispirandosi all’omonimo personaggio del Conte di Montecristo. Oggi il parco è disseminato di installazioni di arte contemporanea permanenti e temporanee.
Inoltre, per scrivere in tranquillità Dumas si era fatto costruire su una collinetta adiacente al palazzo uno studio appartato, uno stravagante castelletto in stile neogotico su cui aveva fatto scolpire 88 titoli delle sue opere, autocelebrazione della sua carriera. Lo aveva chiamato “Château d’If”, chiaro riferimento alla prigione al largo di Marsiglia dove è detenuto Edmond Dantès (come per dire che la reclusione dello scrittore è simile a quella di un carcerato).
Le case ci dicono molto delle persone che le abitano. E così questo castelletto isolato ci rivela anche quanto Dumas, quando era lontano dai salotti e dagli amori, avesse bisogno di solitudine. Ma da grande amante degli animali quale era, in Storia delle mie bestie (Histoire de mes bêtes, 1858-59) scrisse:
Tuttavia, non mi piace la semplice solitudine. Mi piace la solitudine del paradiso terrestre, cioè la solitudine popolata dagli animali.
In altre parole, la specie da cui voleva stare alla larga era solo una, la sua.
Informazioni utili
L’ingresso è a pagamento. Periodicamente sono organizzati eventi e visite guidate anche in costume. Per maggiori info consultare il sito: chateau-monte-cristo.com. La visita tra parco e castello richiede un’ora e mezza circa.
Come arrivare. Il castello si trova a Le Port-Marly, a ovest di Parigi. Con i mezzi pubblici si arriva tramite una combinazione di treno e autobus. Dal centro di Parigi si prende la RER A, si scende alla fermata “Saint Germain en Laye”. Da qui si prosegue col bus linea 10 direzione Marly le Roi, fermata “Les Lampes”. Si prosegue lungo Chemin des Montferrands da cui parte un percorso pedonale alberato che che in 5 minuti a piedi conduce all’ingresso del parco.
Fonti:
- Sito ufficiale chateau-monte-cristo.com
- Pannelli espositivi del museo
- Belmar Rodríguez, M., The Château de Monte Cristo. A celebration of life by Alexandre Dumas, UOU scientific journal #02, 36-47, 2021
- Monte-Cristo. Un château de roman (testi di Fréderique Lurol, pubblicazione ufficiale del museo) ↩︎
- https://fr.wikipedia.org/wiki/Ch%C3%A2teau_de_Monte-Cristo ↩︎