Ludovico Ariosto era un tipo a cui piaceva molto viaggiare… con la fantasia.
Con l’immaginazione era arrivato persino sulla Luna (con il paladino Astolfo nell’Orlando Furioso), ma nella vita di tutti i giorni era così riluttante ai grandi spostamenti che abbandonò persino l’incarico presso l’influente cardinale Ippolito I d’Este pur di non seguirlo in Ungheria.
Se non fosse stato costretto ad accettare incarichi diplomatici per guadagnarsi da vivere, probabilmente avrebbe benissimo trascorso tutto il tempo a scrivere in tranquillità nella sua casetta ferrarese in contrada Mirasole.
Eccetto le parentesi diplomatiche, Ariosto visse comunque gran parte della sua vita a Ferrara: vi giunse all’età di 10 anni con tutta la famiglia e vi spirò il 6 luglio 1533 all’età di 59 anni.
Ripercorriamo i suoi passi seguendo un breve itinerario ariostesco nell’odierna Ferrara. Punto di partenza, il tempio dei libri: la Biblioteca Comunale.
1. Biblioteca Comunale Ariostea
Palazzo Paradiso, costruito nel 1391 come residenza privata degli estensi, divenne nel Cinquecento sede dell’Università e dal 1753 una biblioteca civica che conserva manoscritti e incunaboli anche dell’Ariosto.
Nel 1801 venne qui traslato dalla chiesa di San Benedetto il sepolcro del poeta, un monumento tombale del 1610 al cui centro spicca il busto dell’Ariosto, arricchito con affreschi che ritraggono figure allegoriche e angeli.
La biblioteca è aperta dal lunedì al venerdì (9-19) e il sabato (9-13), ma per le visite guidate bisogna prenotarsi sul sito. L’ingresso è gratuito.
Prima di incamminarci verso la prossima tappa, possiamo fare un salto in via Giuoco del Pallone: qui Ariosto visse un periodo al numero 29, casa del padre e degli zii del poeta, e al 31, oggi Casa Cavallini-Sgarbi, dove risiedeva lo zio Brunoro, canonico di Rovigo.
2. Cattedrale e Piazza del Municipio
Proseguiamo lungo la moderna e colorata via Mazzini (dove, se siete fortunati, troverete un “cielo di ombrelli“, installazione organizzata periodicamente in questa strada della città) fino ad arrivare nella piazza della Cattedrale di San Giorgio, risalente al XII secolo, e quindi già esistente ai tempi del nostro poeta che nelle Satire ci racconta quanto gli facesse piacere «passeggiar fra il Domo e le due statue de’ Marchesi miei» (Satire, VII, 151), riferendosi alle statue di Borso e Niccolò III d’Este ancora presenti (seppur copie) nella piazza.
Di fronte alla facciata della Cattedrale troviamo il Palazzo Comunale, sede dell’antica corte estense prima del trasferimento nel Castello Ducale. Se ci affacciamo nel cortile interno, oggi Piazza del Municipio, troveremo quello che era il cortile ducale in cui Ariosto portò in scena le sue commedie come Cassaria, La Lena e I Suppositi.
3. Castello estense
Proseguiamo per Castello estense, nato come fortezza difensiva e diventato la sede dei duchi negli ultimi anni del Quattrocento per volere di Ercole I che decise di trasferirvi la corte iniziando dei lavori di ristrutturazione e decorazione, proseguiti poi dal figlio, Alfonso I.
Alfonso I era un grande mecenate: aveva richiamato attorno a sé artisti, musicisti e letterati, e pare che qui si facesse leggere dall’Ariosto le bozze dell’Orlando Furioso.
L’itinerario all’interno del museo si snoda tra stanze riccamente affrescate e pannelli espositivi che spiegano la storia del Castello e dei suoi abitanti. Particolarmente inquietanti (e umide) le celle sotterranee dove venivano detenuti i prigionieri che avevano compiuto reati nei confronti della casa d’Este.
Ingresso a pagamento. Orari di apertura sul sito.
Sito: http://www.castelloestense.it/
Proseguiamo ora lungo Corso Ercole I d’Este: all’inizio della via possiamo giusto leggere un’iscrizione del nostro poeta tratta dall’Orlando Furioso:
Ercole or vien, ….
non perché la farà con muro e fossa
meglio capace a’ cittadini sui,
e l’ornarà di templi e palagi
di piazze, di teatri e di mille agi
Al termine della via invece ci troveremo sulla sinistra il Palazzo dei Diamanti, famoso per la facciata esterna composta da blocchi di pietra a forma di diamante. Progettato da Biagio Rossetti e costruito per conto di Sigismondo d’Este, fratello del duca Ercole I, divenne una residenza estense a partire dal 1493, frequentata anche dal nostro poeta.
Inoltre, appuntamento da segnare sull’agenda: dal 24 settembre 2016 Palazzo dei Diamanti ospiterà l’interessantissima mostra “Orlando Furioso 500 anni“, dedicata all’immaginario da cui deve aver tratto ispirazione l’Ariosto con numerosi capolavori d’arte provenienti da vari musei del mondo (ulteriori info qui).
All’incrocio tra Corso Ercole I d’Este e Corso Biagio Rossetti, svoltate a sinistra e poi, proseguendo per circa 400 metri, vi troverete via Ludovico Ariosto sulla destra. Prendete questa via dove all’odierno numero 67 troverete quella che fu la casa del nostro poeta.
4. Casa dell’Ariosto
Concludiamo il breve itinerario in casa dell’Ariosto. Molti altri visitatori illustri prima di noi sono passati di qui: dal libro degli ospiti esposto nella teca si può intravedere la firma di Giuseppe Verdi e Umberto Saba.
L’Ariosto l’acquistò nel 1526 e vi visse assieme alla moglie Alessandra Benucci Strozzi e al figlio Virginio fino alla sua morte nel 1533.
Sulla facciata troverete la celebre iscrizione: “Parva, sed apta mihi, sed nulli obnoxia, sed non sordida, parta meo, sed tamen aere domus” (La casa è piccola ma adatta a me, non soggetta a nessuno e pulita; acquistata con il mio denaro).
All’interno rimane ben poco di autentico, considerati i cinque secoli trascorsi da allora, ma troverete comunque una serie di oggetti riconducibili in vario modo al poeta, il piccolo giardino con il pozzo e una serie di interessanti pannelli esplicativi per approfondire il rapporto di Ariosto con la sua città.
Indirizzo: via Ludovico Ariosto 67, Ferrara
Ingresso gratuito. Orari: 10.00 – 12.30 e 16.00 – 18.00 (chiuso il lunedì)
Sito: http://www.artecultura.fe.it/73/casa-di-ludovico-ariosto
5. Enoteca “Al brindisi”
Se vi sentite stanchi e avete bisogno di uno spuntino, potete rimanere in tema con l’itinerario e recarvi all’Enoteca “Al brindisi”, un’osteria esistente sin dal 1453 che all’epoca si chiamava “Hostaria del Chiuchiolino” e si trovava in via del Gorgadello. Un luogo che il nostro poeta doveva evidentemente conoscere bene tanto da citarla nella sua commedia La Lena:
“…gli occhi di cuchiolin più confarebbonsi di Sabbatino Mariano e simili, quando di Gorgadel ubriachi escono..”
Indirizzo: via Guglielmo degli Adelardi 11, Ferrara
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