Natsume Sōseki è senza dubbio una delle figure più significative della letteratura giapponese moderna. Visse a cavallo tra Ottocento e Novecento, un’epoca di profonde trasformazioni in cui il Giappone passò da società feudale a nazione industrializzata. Questo cambiamento, con il suo carico di malinconia e tensione tra tradizione e modernità, permea ogni sua pagina. Tra le sue opere più celebri spiccano Kokoro (Il cuore delle cose) , Bocchan (Il signorino), Sanshirō e il suo indimenticabile esordio, Io sono un gatto.

Tōkyō, dove Sōseki trascorse gran parte della sua vita, era allora un cantiere in costante evoluzione: ai risciò si affiancavano i primi tram e il suono vibrante del biwa si mescolava alle note gracchianti dei grammofoni. Era una città profondamente diversa da quella odierna: il suo antico aspetto è ormai scomparso, cancellato quasi del tutto dal terremoto del Kantō del 1923 e dalle devastazioni della Seconda guerra mondiale.

Eppure, qualcosa della Tōkyō di Sōseki sopravvive ancora, tra musei, vicoli carichi di memoria e piccole botteghe che resistono al tempo. Questo itinerario si snoda tra i luoghi in cui visse e quelli legati ai suoi romanzi, tra i quartieri di Shinjuku, Bunkyō e quelli della Yanesen.

Tappa 1. Shinjuku Historical Museum: il racconto di un quartiere

“Sembrava che tutto venisse distrutto, ma allo stesso tempo che tutto fosse in via di costruzione”, scriveva Sōseki in Sanshirō.

Nella Tōkyō di fine Ottocento, Shinjuku era un quartiere in fermento, in continua mutazione, l’emblema del contrasto tra il vecchio e il nuovo: uno scenario che Sōseki catturò nei suoi romanzi. Un’ottima introduzione al contesto storico è lo Shinjuku Historical Museum, che ripercorre l’evoluzione del quartiere dal Paleolitico al periodo Shōwa (1926-1989). Alle figure letterarie che hanno vissuto nel quartiere sono dedicate alcune sezioni, e naturalmente non mancano i riferimenti a Sōseki.

Da non perdere: la casa di un mercante del periodo Edo, il diorama del quartiere nel XVIII secolo quando era una stazione postale, un vecchio tram del periodo Shōwa e la sezione dedicata al Moulin Rouge: anche Tōkyō aveva infatti un teatro con un mulino rosso sul tetto ispirato all’omonimo locale parigino; si trovava proprio a Shinjuku e rimase aperto dai primi anni Trenta fino al 1951.

Shinjuku Historical Museum 新宿歴史博物館
Indirizzo: 12-16 Saneicho, Yotsuya, Shinjuku-ku, Tokyo
Sito: regasu-shinjuku.or.jp/rekihaku

Shinjuku Historical Museum ©turismoletterario.com

Tappa 2. Natsume Sōseki Memorial Museum

In 25 minuti a piedi si raggiunge il Natsume Sōseki Memorial Museum, nel cuore di un’area residenziale scandita da piccoli templi, negozi tradizionali e strade silenziose. Qui sorgeva la casa in cui lo scrittore visse gli ultimi nove anni della sua vita (dal settembre 1907 al dicembre 1916) e scrisse opere come Sanshirō, Sorekara (E poi), Kokoro (Il cuore delle cose) e l’incompiuto Meian (Luce e oscurità).

La casa fu distrutta durante un bombardamento il 25 maggio 1945, ma il museo ne evoca l’atmosfera con la ricostruzione dell’esterno dell’edificio e dello studio dello scrittore, zeppo di libri in cui, ogni giovedì, si teneva il Mokuyōkai, il salotto letterario che vedeva tra gli ospiti anche un giovane Ryūnosuke Akutagawa. Tra le teche al secondo piano ci sono autografi, prime edizioni e oggetti personali, come il nagajuban (un tipo di kimono) dello scrittore, ancora macchiato d’inchiostro. A fare da filo conduttore, il tema del gatto: icona del museo e protagonista del celebre Io sono un gatto, è rappresentato ovunque, anche nell’accogliente caffetteria Cafe Soseki al piano terra.
Disponibile l’audioguida in lingua inglese e presente anche un piccolo gift shop (dove è disponibile una mappa in giapponese con altri luoghi di Sōseki a Tōkyō).

Natsume Sōseki Memorial Museum 漱石山房記念館
Indirizzo: 7 Wasedaminamicho, Shinjuku City, Tokyo
Sito: soseki-museum.jp

Studio di Natsume Sōseki nel Natsume Sōseki Memorial Museum ©turismoletterario.com
Una statua di Sōseki e il Cafe Soseki ©turismoletterario.com

Tappa 3. Una stele sul luogo di nascita

A pochi passi dal museo, all’indirizzo Kikuichō 1-2 (di fronte al ristorante Yayoi Ken Waseda) una stele in granito ricorda la casa natale di Sōseki, un luogo ormai scomparso, ma simbolicamente legato alla parabola della sua vita, iniziata e conclusa nello stesso quartiere, dopo i periodi trascorsi in altre località del Giappone e in Inghilterra. La strada, che si chiama Natsume-zaka, fu rinominata così proprio dal padre adottivo di Sōseki, Natsume Naokatsu. A raccontarcelo è lo scrittore stesso nella raccolta di saggi autobiografici Dietro la porta a vetri (Garasuto no uchi).

La stele sul luogo di nascita di Sōseki ©turismoletterario.com

Tappa 4. Kagurazaka: una storica cartoleria tra vie eleganti

Il percorso prosegue verso Kagurazaka, un tempo quartiere di piaceri, oggi zona raffinata e suggestiva soprannominata “la piccola Parigi”. Sōseki la descrive in E poi: Quando arrivò a Kagurazaka, la strada deserta, fiancheggiata da case a due piani, gli parve tanto lunga e stretta da chiudersi in fondo…

Lo scrittore veniva qui per cene e acquisti, per esempio da Sōma-ya, un’antica cartoleria fondata nel XVII secolo che all’epoca produceva anche carta. È attiva ancora oggi come rivenditore e mantiene l’atmosfera di un vecchio negozio di quartiere.

Sōma-ya
Indirizzo: Sōma-ya Bldg., 5 Chome-5 Kagurazaka
Sito: www.soumaya.co.jp

Tappa 5. Yanesen e il gatto di Sōseki

Nel 1903, al ritorno dall’Inghilterra, Sōseki insegnò all’Università Imperiale di Tōkyō (Tōdai) e visse per un periodo a Sendagi, oggi parte della pittoresca zona detta Yanesen (acronimo dei tre quartieri Yanaka-Nezu-Sendagi), un angolo di Tōkyō che conserva il fascino del periodo Shōwa.

È qui che un giorno un gatto randagio cominciò a intrufolarsi nell’abitazione dello scrittore, che iniziò a prendersene cura. Quando l’editore della rivista Hototogisu gli chiese un romanzo, l’ispirazione se la trovò sotto gli occhi in forma felina. Nacque così Io sono un gatto, storia di un cinico osservatore della società giapponese dell’epoca, narrata attraverso lo sguardo di un gatto arguto e ironico. Della casa dove Sōseki visse quasi quattro anni (da marzo 1903 a settembre 1906) resta solo una stele commemorativa, sorvegliata da due gattini in bronzo. Come spiega la targa, tredici anni prima qui visse anche un altro importante scrittore giapponese, Mori Ōgai. L’edificio in cui abitarono è stato ricostruito dentro il Meiji Mura, nella prefettura di Aichi.

Indirizzo: 2 Chome-20-7 Mukogaoka, Bunkyō-ku

La stele sul luogo in cui visse Sōseki e un negozio di Yanaka ©turismoletterario.com

Tappa 6. Nezu Jinja

Sempre nella Yanesen, il Nezu Jinja, con il suo tunnel di torii rossi, era uno dei templi frequentati dallo scrittore. Secondo la tradizione pare che Sōseki amasse sedersi su una pietra, la Bungō no Ishi1 (文豪の石, “pietra dei maestri letterari”), assorto nei suoi pensieri. Il tempio è molto frequentato ad aprile per la splendida fioritura delle azalee.

Nezu Jinja e Bungō no Ishi ©turismoletterario.com

Tappa 7. Una dolce pausa: Habutae Dango

Vicino alla stazione di Nippori si trova la storica pasticceria Habutae Dango fondata nel 1819 e frequentata da Sōseki e dal poeta Masaoka Shiki. I morbidi dango erano tra le golosità preferite dello scrittore, tanto da essere citati in Io sono un gatto:

Suggerisco il parco di Ueno. Potremmo mangiare i dango di Imozaka. Li ha mai assaggiati, professore? Sono morbidissimi e costano poco.

Il negozio originale, oggi incastonato tra palazzi moderni, si trova ancora lungo la via Imozaka. Nel menu ci sono gli yaki dango, polpette di riso arrostite dal sapore leggermente salato, gli an dango, polpette di riso ricoperte di marmellata di azuki, e i Sōseki monaka, un dolcetti a forma di gatto realizzati proprio in onore di Sōseki.

Da non perdere per i cat lovers: la strada principale della Yanesen è Yanaka Ginza, una via commerciale con negozi indipendenti e botteghe tradizionali che mantiene un fascino rétro, nonostante negli ultimi anni sia diventata molto turistica. È la meta ideale per assaggiare i tradizionali dolci wagashi ma anche per gli appassionati di gatti: data la loro numerosa presenza nel quartiere, la via è tutta un po’ a tema felino e molti negozi vendono dolci e gadget a forma di gatto.

Indirizzo: Habutae Dango, 5-chōme-54-3 Higashinippori
Sito: habutae.jp

La pasticceria Habutae Dango a Nippori ©turismoletterario.com

Tappa 8. L’Università Tōdai e il laghetto Sanshirō

Nel quartiere Bunkyō, il campus Hongō dell’Università di Tōkyō (Tōdai) è un’altra tappa essenziale del percorso. Qui Sōseki si laureò e insegnò letteratura inglese, ereditando la cattedra di Lafcadio Hearn. Il campus conserva ancora l’Akamon, il portale scarlatto del 1827, sotto cui lo scrittore deve essere passato innumerevoli volte.

Qui si svolge una delle scene più memorabili di Sanshirō, quando il protagonista incontra l’ammaliante Mineko sulle rive del laghetto oggi noto come Sanshirō Ike.

Lo stagno raggiunge attraverso un sentiero nel parco alberato del campus: sembra improvvisamente di trovarsi in un bosco, completamente isolati dal frastuono della città.

L’Università Tōdai e il laghetto Sanshirō ©turismoletterario.com

Tappa 9. Il riposo eterno a Zōshigaya

L’itinerario sulle tracce di Sōseki si conclude nel cimitero di Zōshigaya, nel quartiere Toshima. Qui riposano anche altri scrittori: Lafcadio Hearn, Izumi Kyōka e Nagai Kafū. La tomba di Sōseki si distingue per gli ideogrammi di “Natsume” (夏目). Tra le lapidi, si aggirano silenziosi gatti randagi, chissà se sono discendenti dell’arguto narratore di Io sono un gatto. L’atmosfera è quella malinconica di Kokoro, dove il protagonista passeggia nel cimitero a fianco del maestro, mentre le foglie dorate del ginkgo cadono lente a terra:

«Tra poco sarà bella! Diventa completamente gialla e la terra, sotto, si copre di foglie dorate!»

Un ultimo saluto a Sōseki, nella quiete senza tempo di questo angolo di Tōkyō.

La tomba di Sōseki (a destra) ©turismoletterario.com

Fonti:

  1. 1. nedujinja.or.jp/keidaiannai La pietra su cui secondo la tradizione sedevano Natsume Sōseki e Mori Ōgai, è detta meno frequentemente Bungō Ikoi no Ishi (文豪憩いの石), ossia “pietra di riposo dei maestri letterari”. ↩︎