Mario Luzi (1914–2005) nacque nel quartiere di Castello, all’epoca frazione di Sesto Fiorentino, e visse a Firenze, città a cui è legata gran parte della sua produzione poetica. È stato un poeta, drammaturgo, critico letterario e cinematografico. Nel 2004 fu nominato Senatore a vita della Repubblica Italiana.

Italia

Firenze

Luzi nacque il 20 ottobre 1914 in via Andrea Costa, al numero 9. Il padre all’epoca era impiegato ferroviario nella piccola stazione di Castello. Frequentò la scuola primaria nelle scuderie della villa medicea di Castello, in cui erano state ricavate delle aule. Negli anni successivi, tornando sui luoghi della sua infanzia, scrisse due poesie Si spinge fin sotto quelle mura ed Erba.
La sua ultima abitazione fu invece in via di Bellariva, un appartamento al quinto piano.

Alla città, ai suoi luoghi e nei momenti storici significativi dedicò numerose liriche, tra queste All’Arno, dedicata al fiume che attraversa la città; Fiore nostro fiorisci ancora, narrazione della costruzione del Duomo; Avorio, una rappresentazione onirica suscitata dalla visione del cimitero degli Inglesi al crepuscolo; Memoria di Firenze, sulla città oppressa dall’occupazione nazista, «Prega», dice, «per la città sommersa», per la devastante alluvione del 4 novembre 1966; Sia detta per te, Firenze, denuncia dell’inenarrabile violenza dell’attentato in via dei Georgofili nel 1993.

Basilica di San Miniato al Monte

È citata nella poesia di Mario Luzi Siamo qui per questo, dove fu letta pubblicamente per la prima volta. Il poeta scrisse il componimento nel dicembre 1997 in occasione della rielezione a vita dell’abate Agostino Aldinucci, dedicata al ricordo di una città che al tempo in cui fu sindaco Giorgio La Pira era stata, dice il poeta, un baluardo di solidarietà, dialogo e pace.

Tomba nel cimitero di Castello

Mario Luzi, scomparso nel 2005, è sepolto nel cimitero della chiesa parrocchiale di San Michele a Castello, alla periferia nord di Firenze, dove già fu sepolta la madre.

Lapide nella basilica di Santa Croce

Irlanda del Nord

Belfast

Il poeta si recò nella capitale nordirlandese nell’autunno 1985, nel pieno dei Troubles, il violento conflitto iniziato negli anni Sessanta. Alla città dedicò la lirica Belfastina, che si si apre con l’immagine degli idranti che cercano di lavare via il sangue versato: “Lavata – non ancora, non abbastanza / è lavata la città. / Corre il sangue, corre / verso le chiaviche / flagellato dagli idranti, / incalzato dalle spazzole.”