C’è un treno dei sogni che attraversa confini geografici e macina chilometri da una parte all’altra dell’Europa. Un treno speciale, lussuoso e molto ben frequentato. Un treno che per queste e mille altre ragioni è oggi leggenda: l’Orient Express. È a bordo di questo affascinante convoglio, da sempre riservato a una clientela aristocratica e di livello, che è ambientato Assassinio sull’Orient Express, uno dei più celebri romanzi della Signora del Giallo Agatha Christie, scrittrice prolifica e viaggiatrice intrepida, scopritrice di mondi archeologici insieme al marito e, anche per questo, mente scenografica dietro ambientazioni che hanno saputo conferire ai suoi libri atmosfere e immaginari unici. Il treno diretto da Istanbul a Londra è proprio uno di questi. A bordo, l’altrettanto noto investigatore privato belga, Hercule Poirot, casualmente coinvolto in un delitto misterioso che, in sintonia con il clima primonovecentesco e con l’orizzonte allargato di cui era pratica la Christie, può essere pensato come un autentico delitto internazionale.
«C’è lo spunto di un romanzo, qui. Persone di diverse classi sociali diverse nazionalità e diversa condizione, che per tre giorni, estranee fra loro, devono stare raggruppate insieme. Mangiare e dormire sotto lo stesso tetto, per così dire, senza potersi allontanare troppo l’una dall’altra. E dopo tre giorni si separeranno, ognuno andrà per la sua strada e non si rivedranno più, probabilmente».
Il treno dei sogni, che esiste davvero
Partiamo dall’elemento base: il treno. L’Orient Express è infatti ormai una sorta di mito, ammantato dai fasti che lo accompagnano così come dalle oscure trame che tra i suoi sontuosi vagoni di lusso hanno preso vita nella fantasia di scrittori e artisti. Non è un caso che, tra i tantissimi romanzi della Christie, questo vanti numerose versioni cinematografiche, l’ultima delle quali datata 2017.
L’Orient Express nasce nell’ottobre del 1883 su progetto della Compagnia dei Vagoni Letto, che all’epoca aveva tra i progetti un viaggio diretto da Parigi a Costantinopoli. Una tratta lunga ben tre giorni e mezzo. Forse un sogno oggi, rivolgendo gli occhi alla cartina geopolitica dell’Europa, ma allora un treno realmente funzionante, fino alle soglie della prima Guerra mondiale, dopo la quale riprese a funzionare, con scartamenti rinnovati e tratte modificate, segnano la sua epoca d’oro negli anni Trenta.
Imprenditore visionario dietro a questo treno da sogno, Georges Nagelmackers, belga come l’immaginario Poirot, fondatore della Compagnia dei Vagoni Letto, dell’Orient Express e più tardi della Transiberiana. Non stupisce che, forte dello spirito avventuriero che la contraddistingueva, Agatha Christie lo conoscesse, e ne fosse ospite presso il suo hotel proprio a Istanbul, stazione di partenza dell’Orient Express letterario.
Un treno internazionale per un mondo che cambia
Quello a bordo del quale viaggia Poirot nel libro non è infatti l’Orient Express delle origini, ma una versione successiva, il cosiddetto Simplon Orient Express. Se infatti la tratta originaria collegava Parigi a Istanbul attraverso scartamenti differenti tra diversi paesi e addirittura un trasbordo in traghetto via Danubio dopo Vienna e fino alla Bulgaria, ai primi del Novecento fu completata la ferrovia diretta per Istanbul e negli anni Venti si inaugurò una nuova tratta meridionale che attraversava il Sempione e conduceva alla Turchia attraverso Losanna, e poi l’Italia con Milano, Venezia e Trieste, transitando per la Jugoslavia e, lungo la tratta del ritorno, allungandosi da Calais verso Londra. Ecco dunque nato il Simplon Orient Express, quello del mito, lussuoso e raffinato.
Sinonimo di prestigio, ma anche inevitabilmente di avventura, il treno attraversava simbolicamente l’Europa intera: Regno Unito, Francia, Svizzera, Italia, e poi la parte orientale cambiata più volte nel tempo e nella storia, con Zagabria, Belgrado, Niš, Sofia, Edirne e Istanbul. Il re dei treni, così era chiamato l’Orient Express, che presto divenne anche e soprattutto il treno dei re. A bordo vi si potevano trovare reali tra cui Gustavo I di Svezia, Carlo d’Austria, Alfonso di Spagna, Leopoldo II di Belgio e Carol di Romania, e poi aristocratici, ma anche diplomatici e ricchi borghesi, tutte categorie alle quali appartengono i protagonisti del romanzo della Christie.
Quella percorsa da Poirot sull’Orient Express è una tratta segno dei tempi. Con la sua esclusività e la sua cucina di lusso a bordo dei confortevoli vagoni, il treno macinava rotaie in un continente ancora non spaccato nelle due parti della Germania post bellica, e dove una Jugoslavia ancora intera era spesso scenario per episodi come furti, ma anche incidenti, bombe o delitti passionali. Poteva dunque tutto questo, il fascino di un treno speciale che varcava i confini europei scavalcando differenze geopolitiche e radunando a bordo variopinti mondi socioculturali, non accendere la fantasia di una scrittrice?
Misteri senza confini
Quando a bordo del treno del romanzo viene scoperto un cadavere, la situazione è quella di un isolamento forzato, il mezzo bloccato dalla neve nei Balcani e l’assenza di qualsiasi autorità preposta a ricercare e stabilire una giustizia. Prende il comando della scomoda situazione l’ineccepibile ometto coi baffi dalle scalpitanti cellule grigie, Monsieur Poirot, poliglotta e fiero belga, anche se residente a Londra. Un personaggio già europeo, abituato al viaggio e forse globale ante litteram, cittadino di un mondo che, su quel convoglio, sembra non avere più confini, sia perché di un continente così vario percorre chilometri quasi come se le frontiere non esistessero, sia perché a bordo raduna tante umanità diverse.
Il viaggio della Christie in questo romanzo inizia addirittura fuori dall’Europa, alla stazione di Aleppo, in Siria, dove Poirot si imbarca sul Taurus Express, un treno dotato di vetture letto e ristorante diretto niente meno che a Istanbul. Pensando all’oggi, la scena ha dell’irreale. Insieme a Poirot, sul treno per la Turchia, la signorina Debenham, partita da ancora più lontano, da Baghdad, diretta a Kirkuk e poi Mosul, fino ad Aleppo. L’autrice non rinuncia nemmeno a una traversata sul Bosforo, che racconta ricucendo i fili del percorso di Poirot e di Miss Debenham verso Istanbul.
Sembra davvero strano, impossibile negli anni Duemila, concepire un tale viaggio tra vagoni e strada ferrata attraverso il Medioriente diretti a Londra, quando in poche ore di volo aereo, sollevandosi dalla terra e accelerando, si potrebbe compiere lo stesso tragitto in molto meno tempo e con più comfort. È innegabile però il sostrato di avventure, fascino ed esotismo di simili viaggi, di fronte ai quali l’Orient Express rappresenta solo un pezzetto del percorso.
Una storia americana tutta europea
Al momento del delitto il convoglio è dunque fermo sui Balcani a causa della neve che ha interrotto la sua marcia di tre giorni. Siamo tra Vinkovci e Brod, è notte, c’è un cadavere a bordo e il viaggio è bloccato. Nel cuore dei Balcani scopriamo, mentre Poirot prende in carico l’indagine, che il treno ha toccato il cuore dell’Europa, oltrepassando la linea invisibile che separa la sua parte orientale da quella occidentale, e che all’epoca comportava un cambio dell’ora. Questo dettaglio, geograficamente interessante per scoprire il percorso del treno diventerà naturalmente un dato rilevante per il detective, così come quel che ci dice l’autrice a proposito della sosta a Belgrado della sera prima, quando alcuni passeggeri erano scesi a sgranchirsi, e dove era stata attaccata una vettura arrivata da Atene.
Mentre il treno è fermo nella culla del continente antico, a bordo si muovono, tutti interrogati e di volta in volta sospettati, personaggi dalle nazionalità differenti che compongono un cast internazionale. Arbuthnot è un colonnello inglese in arrivo da Istanbul, Mary Debenham è un’istitutrice inglese, mentre la vittima, Samuel Ratchett, è un ricco americano ed Hector McQueen è il suo segretario. Henry Mastermann è il loro cameriere, inglese ma proviene da oltre oceano. C’è poi l’est, con Natalia Dragomiroff, principessa russa, e Hildegard Schmidt, la sua cameriera tedesca, ma anche con il conte e la contessa Andrenyi, una coppia ungherese. E se l’America torna con la turista Marta Hubbard, il panorama si fa ancora più multietnico con la svedese Greta Ohlsson e il viaggiatore di commercio Antonio Foscarelli, italiano.
Fatta eccezione per il medico greco che aiuterà l’investigatore, per lo stesso Poirot e per il suo amico Bouc della Compagnia dei Vagoni Letto – entrambi belgi -, tutti gli altri personaggi portano con sé destini, sorti e identità internazionali per mistificare e nascondere la verità. Sotto una facciata prevalentemente europea, infatti, a dominare a bordo dell’Orient Express letterario saranno, insolitamente, gli Stati Uniti, come il lettore scoprirà procedendo nella storia. Non si può dire oltre: l’enigma è racchiuso proprio tra le frontiere, gli spostamenti e le identità nazionali, in una geniale chiave risolutiva che rappresenta il tocco di classe della Signora del Giallo.
Se però voleste vivere l’esperienza del viaggio a bordo dell’Orient Express, sappiate che il treno esiste ancora oggi, è il Venice Simplon Orient Express, che permette di viaggiare sulle lussuose carrozze blu da un capo all’altro della tratta, di volta in volta variabile da Londra a Praga, Budapest o Berlino, oppure salire e scendere da altre delle città sul percorso, inclusa la sosta italiana di Venezia, città affascinante proprio come questo storico e mitico convoglio.
«“In verità, la testa mi gira… Amico mio, per carità, mi dica qualcosa! Dimostri che l’impossibile può essere possibile!” “Bella frase, questa, caro Bouc!” approvò Poirot. “L’impossibile non può essere accaduto; quindi l’impossibile deve essere possibile, nonostante le apparenze. Ma, caro amico, io non sono un mago; e come lei, non so ancora da che parte voltarmi. Queste indagini si sviluppano in una maniera strana”».